08
March
2022
Tempo di lettura:
4 minuti
Andy Warhol
Buongiorno con paneburro!
La sigla ESG ora è sulla bocca di tutti, noi stiamo riflettendo sulle ragioni di fondo. Una comunità sostenibile, ad esempio. Cosa c’entra con il retail? Ve lo racconta Giulia nell’articolo di oggi.
Io stesso mi sono sorpreso quando ho capito che i criteri ESG non consistono in tabelle da compilare o standard a cui rifarsi.
ESG nel retail per me è un verbo transitivo: attivare. Mettere in movimento una progettualità, un processo partecipato per stimolare il progresso e la crescita di una comunità.
Buona lettura!
Adolfo
Aggiungere valore nel settore retail significa ascoltare il respiro del territorio, abbracciare competenze differenti, generare comunità sostenibili.
Operando in quest’ottica, facciamo un passo oltre e ci chiediamo: "cosa succede quando la progettazione retail integra in sé un intero team di esperti in sostenibilità e in criteri ESG?" Succede che, come dice il nostro amico Marco Marcatili di Nomisma i criteri ESG non sono più tampone ma vaccino (per utilizzare una dialettica vicina lessico clickbait di questo periodo).
La progettazione di un nuovo centro commerciale o di un retail park diventa strumento di partenza per attivare dispositivi educativi e di impatto sociale, per innescare nuove comunità sostenibili.
Un altro indizio che ci spinge verso questo orizzonte è il goal numero 12 dell'Agenda ONU 2030 che, per quanto titoli Produzione e Consumo Responsabili, implica un approccio molto più profondo e di spessore: educare e aiutare il consumatore ad orientarsi nel fare acquisti consapevoli, per adottare uno stile di vita sempre più sostenibile. Risulta immediato il collegamento con il mondo retail che porta in sé una grande responsabilità nel fare la differenza. A questa grande responsabilità corrisponde una nuova opportunità.
Esploriamo insieme i sei ingredienti imprescindibili che - solo se considerati insieme e non singolarmente - permettono di applicare il criterio della comunità sostenibile alla progettazione retail.
⭐ 1. Attrattività
Andando oltre la logica classica di attrazione degli investitori su un territorio/asset, tematiche come appartenenza, territorio, cultura e senso di identità entrano a far parte dello sviluppo sostenibile che, non scordiamolo mai, non è considerabile tale se si basa solo su "green claim", ma deve puntare a migliorare l’ambiente locale, creando dei contesti sociali ed economici più favorevoli ai cittadini. Finalmente il marketing territoriale acquista tutt'altra dignità.
Non solo riduzione dei gas a effetto serra, ma ripristino e conservazione della biodiversità territoriale e riduzione dei pericoli per la salute; i nuovi interventi non devono "essere accettati" dalla cittadinanza, ma diventare oggetto di beneficio sul territorio immediatamente percepibile.
Parola (ahinoi) così tanto abusata che non si capisce più in che senso intenderla! Cosa significa per noi? Anticipazione e adattamento ai cambiamenti climatici, preparazione agli eventuali shock economici o sociali, fin dalla fase di progettazione.
Sappiamo bene che la scelta delle tecnologie costruttive e dei materiali passa anche da quanto questi impattano sullo sfruttamento delle risorse (non illimitate) presenti sul nostro bel pianeta. Se tutti continuassimo a utilizzare indiscriminatamente risorse come fatto fino ad oggi, servirebbe un pianeta in più da qui al 2030... peccato che questo sia l’unico che abbiamo! Spingere verso l'autoproduzione e il consumo di energia rinnovabile non è solo un nuovo trend: è una necessità.
Accessibilità, inclusività e riduzione delle disuguaglianze sono temi sociali che trovano forti riscontri in soluzioni architettoniche positive. Non esiste il tema dell'abbattimento delle barriere architettoniche! Le barriere non devono neppure nascere.
Questo tempo di pandemia ci ha insegnato a guardare gli spazi con occhi nuovi, e la vivibilità di un ambiente retail non può che passare anche dalla salubrità indoor: gli edifici possono migliorare la nostra vita, focalizzandosi sul comfort delle persone, e lo dimostra la grande attenzione che sta crescendo intorno alle certificazioni Breeam e Well.
Investire in un ambiente costruito di qualità, rendendo attivi questi sei ingredienti, significa comprendere lo spazio come un costrutto socio-fisico. Aggiungere valore nel settore retail è dunque per noi un verbo transitivo: attivare. Mettere in movimento un processo per stimolare il progresso e la crescita di una comunità.
Questo spirito non può che vivere negli intorni collaborativi, caratterizzati da un dialogo aperto e additivo tra diversi sviluppatori e fruitori.
Ad esempio, con Save the Planet e Build Vision abbiamo realizzato uno strumento di lavoro utile per tutte le aziende: una mappa per orientarsi nella giungla dei criteri ESG, comprendere quali sono gli indicatori reali della sostenibilità e cosa comporta il reporting ESG.
E voi quali processi state attivando?
Giulia Todeschini
Mi piace immedesimarmi nelle persone. Credo nello spazio come contenitore di ascolto, possibilità e meravigliose contraddizioni. Sono architetto developer, curiosità e misura sono i miei ingredienti.
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Paneburro è la newsletter mensile di Adolfo Suarez che raccoglie pensieri, riflessioni e suggestioni sul mondo del Retail. Storie e visioni del contemporaneo condite con il poco che abbiamo, che poi è l’essenziale. Un po’ alla bread&butter, come direbbero gli Inglesi, ma sempre con il nostro tocco creativo.
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