25
July
2023
Tempo di lettura:
4 minuti
Louis Henri Sullivan
Buona lettura!
Adolfo
A proposito di città e di abitare, è possibile mescolare uffici e residenza in un unico building?
Bella domanda… C’è sicuramente un tema di flussi, domestici e lavorativi, che bisogna gestire anche nei casi di workplace evoluto in cui i valori sono la socializzazione e l’interazione. Ma credo che il tema più grande sia l’immagine stessa dell’edificio: il suo valore rappresentativo per un’azienda, di riconoscibilità del brand. Se la “contamino” con la presenza di appartamenti, bisogna ripensare questo rapporto. Che non è dissimile da quello tra retail e architettura: come diceva Pietro Malaspina in una conversazione precedente, se un’insegna occupa interamente un edificio, questo diventa parte essenziale della sua identità; se invece ne occupa una parte (tipicamente un piede d’edificio), l’importanza dell’architettura è più relativa, potrebbe anche essere più anonima per non distrarre dall’insegna.
Dunque c’è un tema d’identità del brand, ma anche di rapporto con i piani terra degli edifici: in fondo è questo il livello in cui la permeabilità tra funzioni e usi diversi è maggiormente praticabile.
Sono tutte immagini su cui vale la pena fare dei pensieri. C’è un tema di physical branding, di compatibilità tra modi e tempi d’uso diversi, naturalmente di sicurezza ma anche di vitalità e fruibilità di un contesto. Viene in mente la pianta di Roma di Giovan Battista Nolli, dove il rapporto tra strade ed edifici, pubblico e privato, aperto e chiuso, non è nettamente demarcato ma più articolato, compenetrato l’uno nell’altro. Potrebbe essere un riferimento su cui lavorare…
In tema di riuso, invece, come si può riadattare la tipica manica uffici a funzioni residenziali?
L'evoluzione delle maniche per uffici parte dai 12 metri di profondità, quando il modello era corridoio e uffici chiusi, che oggi non è più prevalente poiché abbiamo più un’idea di ufficio come piazza. Ciò ha portato ad aumentare la profondità degli edifici a 15/16 metri, in un primo passaggio ancora timido, mentre ora lavoriamo sui 18/20 metri. Da un punto di vista architettonico c’è anche un tema di facciata, pareti finestrate versus curtain wall, tipologia tipica del terziario che ha consolidato delle modularità strettamente connesse con determinati allestimenti interni. Il tema è ricalibrare la distribuzione e la funzionalità su queste superfici, orizzontali e verticali, ed eventualmente anche la loro frazionabilità nel tempo: concetto centrale per le aziende che hanno bisogno di una flessibilità di occupancy. Credo sia interessante svilupparlo anche nel residenziale.
È possibile che formalmente un palazzo uffici, invece che a curtain wall, possa esprimersi con una tipologia più “domestica” o comunque ibrida?
È un tema, se vogliamo, molto attuale. Con la pandemia finestre e terrazzi sono diventati importanti anche nel Workplace. Una consulenza che noi forniamo alle aziende si chiama Workplace Performance Survey(WPS), un questionario distribuito agli utenti sui parametri qualitativi dello spazio di lavoro. Ora abbiamo aggiunto altri parametri tra cui una colonna di valutazione della performance da remoto. Emerge una maggior richiesta di “controllo domestico” degli spazi. D’altra parte gli uffici nascono storicamente dalla conversione di tipologie residenziali. Poi hanno vissuto un processo di standardizzazione che li ha resi “spersonalizzati” e tutti uguali, mentre ora li stiamo declinando affinché generino un maggior senso di appartenenza. Almeno per quanto riguarda gli spazi interni, ma è possibile che tutto ciò si rifletta anche nella forma dell’edificio.
Che rapporto hanno le nuove generazioni con lo spazio di lavoro?
Mi sembra che i più giovani non siano così legati alla fisicità di un luogo, anche le loro forme di apprendimento sono diverse, interagiscono tramite piattaforme, imparano dai tutorial… anche bene e velocemente. È un altro modello. Però è vero che dal tutorial si impara, ma è un apprendimento tecnico-informativo. Ciò che forse non si impara sono le relazioni, come gestirle tra le persone in un progetto, in un processo. Allora dovremmo ricreare noi quella spinta, e probabilmente un approccio Mixed Use, più ibrido, può aiutare ad attrarre verso un luogo fisico che ha anche il valore di creare un amalgama operativo che va oltre il livello puramente tecnico, perché è anche emozionale: che è un fattore altrettanto importante della competenza tecnica. E qui c’è un altro tema importantissimo che entra in gioco, quello delle neuroscienze applicate al progetto, che possono dare indicazioni davvero potenti. Ma forse a parlarne andremmo troppo in là…
… Allora chiudiamo?
Chiudiamo.
Alessandro Adamo
Una vita dedicata a dare forma ai nuovi modi di vivere l’ufficio. Architetto e massimo esperto di consulenza e progettazione integrata di ambienti per il lavoro contemporaneo.
Condividila con i tuoi contatti o sui tuoi social
L22 Retail è specializzata nella realizzazione e riqualificazione degli spazi commerciali. Ha una visione chiara del processo che accompagna lo sviluppo di un Sistema Retail in cui competenze architettoniche, sociologiche e semiologiche si incrociano ad aspetti di analisi economica, marketing e comunicazione, commerciale e di sviluppo.
Fuori il:
25
July
2023
La prossima newsletter sarà presto disponibile. Iscriviti attraverso il form nella sezione apposita per essere avvisato al momento dell’uscita e non perderti tutte le altre news.